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"Nuvola Arida" Menzione Speciale Premio Fiora 2019.

L’opera, ispirata dal tema del Concorso “Le forme dell’acqua: dall’immobilità all’eterno cambiamento”, propone la Nuvola, forma notoriamente mutevole e dinamica dell’acqua, come veicolo del suo messaggio di denuncia: contenitore svuotato del suo contenuto, pura concrezione disidratata, ossimoro che manifesta la nostra irragionevolezza nel rapporto con l’ecosistema. L'opera rappresenta la visione catastrofica dell'umanità presente e futura senza acqua, uno specchio contorto e prosciugato che nasconde, fra le fenditure della superficie lucida e apparentemente compatta, i vuoti e gli abissi profondi delle conseguenze del comportamento sconsiderato dell’uomo nei confronti degli elementi naturali. Vista in lontananza, la Nuvola appare quasi perdersi fra evanescenti riflessi indefiniti, ma è pura illusione: cerchiamo in essi di riconoscere la nostra immagine evitando di scavare per non vedere ciò che si nasconde dietro e dentro le fragilità della nostra società. Nuvola Arida priva il sole alla terra, è una promessa di pioggia che resta polvere, una menzogna vuota senza acqua, che riflette l’ipocrisia e la cecità contemporanea di fronte all’emergenza ambientale che viviamo.


L’allestimento dell’opera Resurrezione  di Adriano Veldorale all’interno del Battistero di San Giovanni in Corte a Pistoia nasce dalla collaborazione fra l’artista pistoiese e l’Associazione Onlus Oltre l’Orizzonte per la promozione del benessere psichico.

L’esposizione è l’evento cardine del progetto culturale Resurrezione: percorsi di rinascita sociale per persone con disagio psichico, per la sensibilizzazione della comunità sulle forme di recupero di identità sociale della persona affetta dalla malattia mentale, nell’annus mirabilis di Pistoia Capitale Italiana della Cultura 2017.

Resurrezione è una scultura composta da circa 17.000 triangoli in ferro saldati fra loro, che rappresenta il velo che copre un corpo immaginario nell’atto di elevarsi in ascesa.

L’installazione dell’opera all’interno del Battistero di Pistoia vede la scultura issata sul fonte battesimale, come se un uomo, virtualmente coperto dal velo di ferro, stesse emergendo dall’acqua della vasca.

La collocazione dell’uomo che risorge sopra il fonte riecheggia la prima Resurrezione che il cristiano vive con il battesimo.

Resurrezione è il simbolo di una riabilitazione sociale dell’uomo contemporaneo, a fronte della discriminazione con cui la nostra attualità pregiudica, giudica, e addita alla diversità dell’altro.

Resurrezione parla delle persone affette da disagio mentale, ma al tempo stesso parla a tutti di come si può rinascere dal proprio calvario, di come la croce della malattia, in qualsiasi forma, non debba essere un limite invalicabile, ma un ostacolo da poter imparare a superare, come la pietra, pur pesante, del sepolcro.

Con la sua opera l’artista ci insegna come si può plasmare materiali rigidi per antonomasia, quale il ferro, per “frantumarli”, disgregandoli in triangoli (paradossalmente forma indeformabile) e poi ricomporli, traendone come risultato una stoffa malleabile e adatta a descrivere con efficace versatilità l’intimismo di un’emozione.

Per l’Associazione Oltre l’Orizzonte questa modalità di lavoro ha rappresentato la speranza dei malati di ricostruire una vita nuova, che attraverso un lavoro attento, paziente e consapevole, la rende solida e accogliente.

Ecco quindi l’analogia fra “Resurrezione” e la missione di rinascita sociale che l’Associazione promuove per i propri ragazzi: acquisire la consapevolezza della propria vulnerabilità ed avere coscienza degli strumenti per controllarla, e dare a tutti loro la possibilità di conquistare il proprio posto nel mondo.

 

"Cristo che si solleva potente dal sudario che lo teneva stretto alla tenebra ha in sé la forza della vita. Ben pochi artisti hanno scelto di rappresentare il momento primo della Resurrezione - l’ha fatto Bill Viola - ma con un senso circolare che non tocca sino in fondo il tema della rinascita che necessariamente è un processo lineare; si nasce, si muore e poi si risorge.

Veldorale l’ha colto pienamente con una di quelle intuizioni che fanno pensare che egli abbia toccato uno dei limiti del soggetto altissimo con il quale è entrato in intimo e rispettoso dialogo"

                                                                                                                                                                                                (cit. L. Fiaschi)

 

"Veldorale è scultore dell’anima, che avverte l’urgente necessità dell’individuo di ricercare le proprie radici e la propria interiorità (…) La sua è una scultura di riflessione, che nasce giorno dopo giorno, sotto lo sguardo attento e il tocco lieve di un artista che fa del tempo la sua ricchezza, nel senso che dà vita a opere profondamente sentite e meditate, forgiate con perizia, a voler infondere in ogni singolo centimetro della superficie un po’ della potenza dell’idea che ha mossa la sua ispirazione.

(…) Guardando Resurrezione, si è al cospetto dell’arte allo stato puro, viva nel passato, come nel presente e nel futuro; l’eternità dostoevskiana risplende in questa scultura, la cui forza è la prova rivelata della capacità umana di rigenerarsi, di rialzarsi e far ripartire la Storia"

                                                                                                                                                                                                (cit. N.Lucarelli)

 

"Nella storia dell’uomo dal mito di Orfeo, a Platone, a Gesù, attraverso il simbolismo del rito iniziatico, un filo sottile lega i concetti di nascita, rinascita, rinascenza e resurrezione, un legame con l’identità solido e duraturo, che anche l’uomo contemporaneo può riscoprire per imparare ad esprimersi. Ne abbiamo la prova perfino nel nostro piccolo mondo quotidiano, grazie anche a solide realtà del territorio come l’Associazione Oltre l’Orizzonte Onlus, che, in forza delle esperienze di ragazzi che hanno compiuto un percorso di crescita personale (e in un certo qual modo di rinascita), ha deciso di affidarsi ad un artista, promuovendo con entusiasmo questo progetto, dimostrando che è possibile trovare il proprio spazio nel mondo, mentre la vita scorre e si trasforma, ma l’arte resta"

                                                                                                                                                                                                       (cit. I.Magni)

 


Dopo aver vinto il Fiorino d’Argento al Premio Firenze 2014, Adriano Veldorale inaugura la personale "Essere Contaminato", che si apre sabato 16 gennaio 2016 alle ore 17:30 presso il cinquecentesco Oratorio della Compagnia del Santissimo Sacramento a San Piero di Agliana a Pistoia.

 

L’esposizione costituisce una tappa significativa nel percorso artistico dello scultore, il quale in questa occasione presenta una serie di lavori che sono il frutto di anni di ricerca unitamente a nuove sperimentazioni. Nella sala principale campeggia La Sposa, raffinata metafora della vita, a sua volta attorniata da altre sculture, tra le quali Non sono quello che sono, DarkSide, Dalla mia Parte, L’albero della Conoscenza. Uno spazio a sé stante, invece, è riservato all’opera Essere Contaminato, che dà il titolo alla mostra e che rappresenta al tempo stesso un atto introspettivo dell’artista, ma anche un invito rivolto ai visitatori a (ri)conoscersi in profondità, attraverso un scultura-installazione che gioca con l’utilizzo di superfici specchianti. La particolarità di questo lavoro sta anche nel fatto che uno dei quattro specchi che lo compongono (l’opera 1958) è un omaggio ad un grande maestro del ’900, Venturino Venturi, in riferimento al suo drammatico periodo di reclusione nel manicomio di San Salvi a Firenze: nell’abisso del dolore si misura la grandezza poetica dell’uomo.

 

L’esposizione è presentata da Ilaria Magni, curatrice, storica e critica d’arte, conduttrice della trasmissione TV Art Connections. Scrive Ilaria Magni “L’artista sottolinea la dicotomia feroce tra apparenza ed essenza, nel costante dualismo tra luce e tenebra. Dolendosi della grigia prigione dell’idea di sé socialmente costruita dalle comuni convenzioni, in Essere contaminato, opera che dà il titolo all’intera esposizione, egli tenta di scorgere nello specchio quale sia oggi il suo vero volto: una “nuova” scultura, scaturita dal cuore e dal cervello, plasmata dalle esperienze, delle emozioni e delle relazioni. Perché l’arte, quella vera, è come la vita, non mostra una sola faccia, ne racchiude in sé tante: alcune per il passato, altre per il presente e infinite per il futuro”.

 


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